Towards a better climate treaty [remarks on Kyoto Protocol]
2002
Barrett, S. (Johns Hopkins Univ., Washington (USA))
English. The essential problem with the Kyoto approach is that it provides poor incentives for participation and compliance. The minimum participation clause is set at such a low level that the agreement can enter into force while limiting the emission of less than a third of the global total. The compliance mechanism essentially requires that non-complying Countries punish themselves for failing to comply - a provision that is unlikely to influence behaviour. The likely outcome will be an agreement that fails to enter into force, or an agreement that enters into force but is not implemented, or an agreement that enters into force and is implemented, but only because it requires that Countries do next to nothing about the treaty. These weaknesses cannot be improved by a minor redesign of the treaty. The basic problem stems from the requirement that Countries agree to, and meet, emission limitation ceilings - the most central element of the Protocol. My proposal focuses on collective funding of basic research into the development of new technologies and on standard protocols for the adoption and diffusion of new technologies around the world. The main attraction of this approach is strategic: it does not require that compliance be enforced and it provides positive incentives for participation. It is not an ideal remedy to global climate change, but the principle of sovereignty means that an ideal remedy does not exist for this problem
Show more [+] Less [-]Italian. Il problema essenziale alla base del Protocollo di Kyoto consiste nel fatto ch'esso fornisce scarsi incentivi per la partecipazione e il rispetto degli obblighi stipulati. La soglia minima di partecipanti e' fissata a un livello talmente basso da consentire l'entrata in vigore dell'accordo con emissioni corrispondenti a meno di un terzo del totale mondiale. Il meccanismo previsto per il rispetto degli impegni richiede essenzialmente che i Paesi non adempienti si "auto-puniscano"- una disposizione che difficilmente influenzera' il loro comportamento. Il risultato e' molto probabilmente un accordo che non riesce a entrare in vigore; oppure un accordo, che, pur entrato in vigore, non viene implementato, oppure un accordo che e' entrato in vigore ed e' stato implementato, in quanto richiede che i Paesi facciano poco o nulla per limitare le proprie emissioni. Tali limiti non possono essere superati attraverso una ridefinizione minima del trattato, se prima non si affronta il nodo cardine del Protocollo: l'individuazione e il rispetto dei tetti massimi per le emissioni. La mia proposta si concentra, invece, sullo stanziamento di finanziamenti collettivi per ricerche di base finalizzate allo sviluppo di tecnologie alternative, nonche' sulla stesura di protocolli standard per l'adozione e la diffusione di nuove tecnologie a livello mondiale. L'attrattiva di un tale approccio sta nella sua natura strategica: esso non richiede che venga applicato obbligatoriamente e fornisce incentivi positivi per la partecipazione. Si e' consapevoli che non si tratta di una soluzione ideale per il problema del cambiamento climatico mondiale, ma l'esistenza del principio di sovranita' nazionale rende impossibile l'individuazione di una "soluzione ideale" per questo problema
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