Dairy cattle ration integration with rumen protected choline. Effects on productions and reproductive efficiency
1996
Bonomi, A. | Quarantelli, A. | Bonomi, B.M. | Sabbioni, A. | Superchi, P. (Parma Univ. (Italy). Istituto di Zootecnica, Alimentazione e Nutrizione)
anglais. During a period of 150 d (from 2. to 6. month of lactation) Italian Friesian dairy cows were fed rations integrated with rumen protected (microincapsulation with fatty acid film) or not protected choline (2, 6, 10 g of active vitamin/head/day). Protected choline at the three doses and not protected choline at the dose of 10 g have improved the health status of the herd (reduction by 60% of most frequent diseases), fecundity (respectively 1.7, 1.43, 1.5, 1.95 services per conception vs 2.35, 2.21, 2.43, 2.43 of the controls), milk yield (respectively 6.75, 8.8, 10, 5%), milk fat (respectively 4, 4.3, 6, 3.1%) and total protein content (respectively 4.7, 5.6, 7.5, 3.5%). No effect was shown on milk-cheesing characters. At the same doses of protected and not protected choline, somoe blood parameters were affected, with a rise of glucose, methionine, threonine, isoleucine and a drop of acetate, NEFA, GOT, gamma-GT, phenylalanine and glycine. The use of not protected choline at the doses of 2 and 6 g was ineffective. The AA conclude that it is possible to meet the choline requirements of highly producing dairy cows during the first phase of lactation by the use of rumen protected choline (2 g of active vitamin). The dose is by 80% lesser than those retained in practice as optimal for not protected vitamin
Afficher plus [+] Moins [-]italien. Gli AA hanno integrato la razione di bovine da latte per un periodo di 150 giorni (2., 3., 4., 5. e 6. mese di lattazione) con colina protetta mediante microincapsulazione con film di acidi grassi oppure in forma non protetta in ragione di 2 g, 6 g e di 10 g di sostaza attiva pro capite e pro die. La colina non protetta ai tre dosaggi e quella non protetta alla dose di 10 g hanno condizionato positivamente lo stato sanitario dell'allevamento (riduzione di circa il 60% dell'incidenza delle sindromi morbose di piu' frequente reperto), la fecondita' (rispettivamente 1.70, 1.43, 1.50, 1.95 interventi fecondativi per ottenere il concepimento contro 2.35, 2.21, 2.43, 2.43 richiesti dagli animali di controllo) nonche' la produzione quantitativa del latte (rispettivamente 6.75, 8.80, 10.00, 5.00%) e i rispettivi contenuti di grasso (rispettivamente 4.00, 4.30, 6.00, 3.10%) e di proteine totali (rispettivamente 4.70, 5.60, 7.50, 3.50%) senza costituire fonte di variazione per le caratteristiche casearie del latte stesso. Sempre in corrispondenza degli stessi dosaggi la colina protetta e quella non protetta hanno provocato variazioni in alcuni parametri ematici, facendo aumentare i tenori di gluciosio, metionina, treonina, isoleucina e riducendo i tassi di acido acetico, NEFA, GOT, gamma-GT, fenilalanina, glicina. Il ricorso alla colina non protetta alle dosi di di 2 g e di 6 g e' risultato inefficace. Gli AA concludono affermando che per le grandi lattifere in fase di monta lattea e' possibile soddisfare i fabbisogni degli animali facendo ricorso a una dose/capo/giorno di colina ruminoprotetta pari a 2 g di sostanza attiva, vale a dire ad una quota inferiore di circa l'80% rispetto a quella che nella pratica viene considerata ottimale in virtu' dell'impiego della stessa vitamina in forma non protetta
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